Hyouriittai 2006
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Quieto
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Luce
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Vermilion
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Ovvero il diritto e il rovescio. Era il periodo in cui avveniva il passaggio dall’analogico al digitale, e io mi domandavo se avrei potuto continuare ad esistere. Provavo stupore e disorientamento verso un mondo sconosciuto.
La vita e la morte non possono esistere l’una senza l’altra. Il diritto e il rovescio, il negativo e il positivo, la luce e l’ombra. Sono contrapposti, eppure l’uno è parte dell’altro, e insieme generano valore. Decisi di lavorare con i nuovi strumenti muovendomi su e giù in un oceano nuovo e immenso. E così sono riuscita a passare alla fase nuova, sottraendomi allo sconcerto che mi deprimeva.
Davanti alla fotografia digitale trasformata in installazione, mi interrogo in silenzio. Coprire una foto con della sabbia, mascherarla, annullarla, è una lacerazione. La rottura di un tabù. Privare la fotografia della sua caratteristica essenziale – la visibilità – non è comunque una violenza. Rappresenta piuttosto una riflessione sulla caducità dell’opera d’arte. Sul tempo che passa. E sulla possibilità di rivedere l’oggetto fotografato con altri occhi e altre sensibilità.
Perché l’oggetto ritratto varia non solo secondo gli occhi di chi guarda, ma anche a seconda del momento dell’elaborazione, in una variazione infinita dei punti di vista.
(y.n.)